Messa a Ma’in per ricordare i vent’anni dalla dipartita di Padre Giuseppe Dossetti
Domenica la Piccola Famiglia dell’Annunziata, ha ricordato che sono passati venti anni dalla morte del suo fondatore il padre Giuseppe Dossetti, che desiderò ardentemente una presenza dei suoi figli in Terra Santa, attraverso il monastero di Ma’in in Giordania dal 1983, e del monastero di Ein Arik in Palestina dal 1989.
Nella Chiesa di san Giacomo di Ma’in, ha presieduto la Santa Messail Vicario patriarcale latino il vescovo Maroun Lahham, con la partecipazione del Nunzio apostolico monsignor Alberto Ortega Martin, e del segretario della Nunziatura Apostolica, monsignor Roberto Cuna, con la partecipazione dell’ambasciatore d’Italia e di sua moglie, di Maria nipote di padre Dossetti, il parroco di Madaba padre Iyad Bader, e il direttore del Centro cattolico padre Rif’at Badr.
E il vescovo Lahham nella sua omelia ha detto “Chi tra di noi conosceva il padre Dossetti sa di avere avuto davanti a se un uomo tale che una persona può incontrarne simili a lui due o tre in tutta sua vita.Un uomo che assomiglia al mare, e quando si vuole parlare del mare si è esitanti, perché il mare ogni volta presenta delle profondità che ignoravi e che aumentano più lo conosci. Questo è il padre Giuseppe Dossetti”.
Poi il Vescovo ha parlato di due aspetti di padre Dossetti, la semplicità e la profondità e ha detto:
“La semplicità in ogni cosa, la semplicità e la modestia dell’abito che indossava, abito che ha imposto a se stesso prima di tutto e poi ai monaci alle monache della Piccola Famiglia, semplicità e umiltà nell’aspetto esteriore, nel suo comportamento e nel suo rapportarsi agli altri, la semplicità e l’umiltà nell’ascoltare con attenzione chi gli parlava o gli si avvicinava per sapere la sua opinione su qualsiasi argomento.
Semplicità e austerità nel mangiare e nel bere, semplicità che ha chiesto anche ai monaci e alle monache della Piccola Famiglia. Semplicità nell’accogliere la malattia e i dolori della malattia e dell’invecchiamento con fede. Semplicità nella sua morte e nel modo in cui ha voluto essere sepolto nell’ora del suo ingresso nell’eternità.
Riguardo al secondo aspetto ha continuato il Vicario patriarcale: “La profondità della spiritualità cristiana, spiritualità che lo ha portato a lasciare il mondo della politica, dove è stato fra gli uomini più famosi d’Italia nella metà del secolo scorso, e ad entrare nel monastero e scegliere la sua consacrazione a Dio nel sacerdozio, per servire Dio e la Chiesa e il suo paese in un altro modo non meno importante di tutto il suo lavoro precedente nella politica.
Profondità nel suo pensiero. Chi legge i suoi scritti deve rileggerli due volte e tre volte per comprendere il significato e innalzarsi al livello del suo pensiero.
Poi, in modo particolare, profondità nella sua preghiera. È stato piegato dall’età e dalla malattia, ha chiuso gli occhi ed è entrato nel mondo di Dio in poco più di un’ora.
Profondità nella sua interpretazione della Sacra Scrittura, nei suoi sermoni, che non si fermavano mai alla superficie o a un significato esteriore, ma entravano nel mistero della Parola di Dio per poterlo raggiungere lui, in primo luogo, e poi per aprire la strada per i suoi ascoltatori perché potessero capire ciò che Dio vuole dire agli uomini attraverso le Scritture.
Profondità nell’analisi della realtà vissuta dal suo paese e che la chiesa stava vivendo in quel momento straordinario, fu infatti consulente del cardinale di Bologna nel Concilio Vaticano II”.
Ha concluso il vescovo Lahham la sua omelia dicendo: “L’uomo che unisce i due opposti cioè la semplicità e la profondità, è un gigante,un uomo che sa unire in modo mirabile e raro umanità, cultura e spiritualità.
Noi, se siamo semplici spesso siamo superficiali, e se siamo profondi spesso siamo arroganti. Per questo motivo, mentre oggi preghiamo. per lui dopo venti anni dalla sua morte, siamo sicuri che egli ora gioisce nel vedere il volto di Dio, nel quale ha sperato con fede, per anni e anni prima di vederlo faccia a faccia. Chiediamo che interceda per noi presso il trono divino, affinché Dio ci dia un po’ della sua semplicità evangelica e della sua profondità e spirituale senza che cadiamo nella superficialità e nell’orgoglio”.
È interessante notare che padre Giuseppe Dossetti è nato e vissuto nel periodo tra il 1913 al 1996 e ha avuto un ruolo di primo piano nelle vicende di quel periodo a livello politico ed ecclesiastico. A livello politico, concentrando la sua attenzione sui diritti dei cittadini nel suo paese, l’Italia, e in particolare sui diritti delle classi più povere e trascurate. Fu anche uno dei principali collaboratori nella stesura della Costituzione italiana.
Nel 1953 si ritirò dalla vita politica e si dedicò al servizio della Chiesa cattolica, e ha contribuito ad alcuni dei documenti del Concilio Vaticano II, che hanno avuto un impatto significativo sul rinnovamento della vita della Chiesa cattolica in modo sostanziale.
Nel 1954, ha fondato la Congregazione che ha chiamato “Piccola famiglia dell’Annunciata”. E nel 1959 ricevette l’ordinazione sacerdotale . È ritornato alla casa del Padre il 15 dicembre 1996 . Fu sepolto a Montesole in Italia.