Michel Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme, Presentazione del libro: Biografia di don Giuseppe Dossetti
Ramallah, Parrocchia latina, 1 giugno 2018
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Il libro che presentiamo questa sera è la biografia di un uomo che, nello stesso tempo, è resistente, militante, politico, monaco. Il suo nome è Giuseppe Dossetti, nato in un paese del nord Italia. Nacque in una famiglia credente, interessata al bene comune e alla politica. Studiò Diritto e fu insegnante nell’università di Milano e in altre.
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Fu uomo di resistenza, all’inizio della seconda guerra mondiale, 1939-1945, durante il regime fascista in Italia e nazista in Germania.
Lo stesso Dossetti raccontò una delle sue rischiose avventure nei giorni della resistenza armata: “Verso la metà di febbraio (1945) ebbi un appuntamento a Parma con la DC clandestina. Vi andammo io e mio fratello in bicicletta, in una giornata rigidissima, ghiacciata e trovammo sulla strada i morti della rappresaglia del giorno prima, tutti ammanettati, distesi sulla strada e nessuno che poteva toccarli. A Parma una orsolina che doveva essere il contatto fra noi e uno dei capi della resistenza, si precipitò a dirci che il capo era stato arrestato sulla porta della Banca d’Italia. Allora noi ce ne venimmo via a tutta velocità. Ci si convinse, nella conversazione lungo la strada rifatta all’indietro, che era ora di cambiare il luogo: d’altronde già dormivamo nelle case di contadini una sera sì e una sera no, dopo che avevamo avuto l’arresto di parecchi…”.
Alla fine della guerra e alla caduta del fascismo disordini e uccisioni si diffusero in alcune regioni italiane, ed egli scrisse:
“Io ero restato soprattutto per contenere le azioni comuniste arbitrarie, le uccisioni selvagge, la scomparsa di tanta gente… C’era da contenere queste azioni sanguinarie ormai molto ingiustificate… di rappresaglia o di vendetta personale per la maggior parte. Si correva da una caserma all’altra per liberare la gente che c’era dentro… oppure per cercare altri che erano scomparsi”.
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Dopo la resistenza e la fine della guerra, fu uno degli uomini politici che redassero la nuova Costituzione italiana. Per un certo periodo lavorò con loro, fino al consolidamento del Partito Democratico Cristiano, e si adoperò affinché l’uomo politico fosse cristiano nello spirito e nella verità, cioè che accogliesse tutti, e non fosse chiuso soltanto a quelli del suo gruppo, e non escludesse nessuno.
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Poi Dossetti lasciò la politica, perché vedeva che il suo compito era finito. E tornò ad ascoltare con tutto il suo essere la Parola di Dio. Ma non abbandonò la storia e gli uomini. L’adorazione di Dio in spirito e verità significa rimanere accanto alle preoccupazioni degli uomini.
Egli aveva una visione alta della politica, lontana dal proprio interesse. Criticò aspramente l’Occidente perché si muoveva sempre più verso occidente e pensava solo ai propri interessi, non considerando l’Oriente per quello che è, ma vedendolo soltanto alla luce del proprio interesse. Criticò la politica mondiale dell’America durante la guerra del Vietnam, poi quella all’Iraq. Nel 1991, riguardo alla guerra in Iraq, disse: “Ho l’impressione che non si persegua la pace quando non solo si dicono parole equivoche, ma si dicono tante parole bugiarde … per motivare e rendere legale la guerra intrapresa” («Corriere della sera», lunedì 11 febbraio 1991).
Egli comprese il problema palestinese e la sua ingiustizia. Nei giorni delle stragi di Sabra e Chatila nel 1982, levò la propria voce e scrisse una lettera chiara a Begin, allora capo del governo israeliano. Il testo della lettera si trova integralmente nel libro che stiamo presentando. Egli era vicino alla religione ebraica e ad ogni credente ebreo, e conosceva profondamente il valore religioso del popolo ebraico. E nello stesso tempo era vicino al destino del popolo palestinese. Quando venne in Terra Santa, abitò con i palestinesi a Gerico e a Ras al-Amud a Gerusalemme, poi ad Ain Arik; e in Giordania a Main vicino a Madaba.
Egli era un uomo completamente di Dio e degli uomini. Il rapporto con Dio non lo separava dalla terra e dalle preoccupazioni umane, ma lo rendeva più vicino agli uomini e alla storia con le sue luci e le sue ombre. Non temette di intromettersi nella politica per dire una parola di verità. Non per sostituire gli uomini politici, aveva infatti lasciato la politica ad altri. E questo è il ruolo di un uomo religioso: dire una parola di verità, ed essere guida alla verità.
Quando venne in Oriente, non lo fece in modo orgoglioso, da maestro e per compassione verso i piccoli e i miseri, ma venne consapevole di essere ignorante e di dover imparare da coloro in mezzo ai quali era venuto ad abitare. Disse: “Noi (occidentali) abbiamo bisogno in tutto della più grande umiltà, di una grande capacità di ascoltare. Quando veniamo in Oriente, noi torniamo a scuola per imparare. Poiché rispetto all’Oriente, anche là dove noi crediamo di essere già in qualche modo informati, in verità non sappiamo ancora nulla e dobbiamo sempre ricominciare da principio come i bimbi che imparano le prime lettere dell’alfabeto” (Lettera alla comunità, Amman 28.1.1969).
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Una sua caratteristica è di essere sempre un uomo di Dio, ascoltando sempre la parola di Dio, nutrendosi continuamente del cibo spirituale della santa mensa, cioè dell’eucaristia e della comunione.
Questo libro ci pone due domande, la prima rivolta al credente in modo generale, e al cristiano in modo particolare: E’ possibile per il credente essere veramente unito a Dio per amore e non per aggredire nel nome di Dio?
La seconda domanda: Noi, oggi e qui, viviamo in condizioni molto difficili: è possibile anche per i nostri uomini politici essere buoni, disinteressati, adoratori di Dio in spirito e verità, amanti degli uomini e in contatto con il popolo?
A queste due domande don Dossetti risponde: sì, è possibile.
E noi diciamo oggi nelle nostre condizioni molto difficili: quello che è possibile per uno, dovunque sia, è possibile agli altri dovunque siano, anche qui. Possiamo essere veramente credenti consapevoli delle cose sante che abbiamo in mano: la parola di Dio e la santa mensa cioè l’eucaristia. Ed è possibile che gli uomini politici siano servitori disinteressati, se vogliono.
Da don Giuseppe Dossetti, uomo di resistenza, politico e monaco, tutti noi impariamo come essere uomini e donne di resistenza e di politica, e uomini e donne che camminano davanti a Dio, riempiendo ogni nostra opera, resistendo al male e all’occupazione, con l’amore di Dio e di tutti gli uomini, finché stabiliamo la giustizia e il bene nel nostro mondo e in questa nostra Terra Santa, che è anche la terra di Dio.
(traduzione a cura di B.M. e L.H.)