don Alberto Di Chio (2017)

mons. Alberto Di Chio, sacerdote della diocesi di Bologna, attualmente direttore del Centro diocesano per le missioni al popolo e vice-postulatore della causa di beatificazione dei tre preti diocesani morti a Montesole, esplicita la riconoscenza che deve a Dossetti fin dai giorni della sua formazione.  Di colui che gli fu padre spirituale per diversi anni sottolinea soprattutto la capacità di vedere in anticipo di molto tempo – anche decenni – il disegno di Dio nella storia.

Ricordo di don Giuseppe 

Il passare del tempo non attenua ma fa crescere in me la coscienza di quello che ho ricevuto da don Giuseppe Dossetti negli anni ormai lontani in cui ho avuto la grazia di conoscerlo. Incontri sempre costruttivi e mai banali, dialoghi che davano sempre la persuasione di aver incontrato un autentico uomo di Dio: in lui ogni gesto, ogni parola, ogni scelta richiamavano alla freschezza della Parola di Dio. Già negli ultimi anni di Seminario spesso avevamo occasione di essere guidati per ritiri spirituali o corsi di predicazione; nei miei primi anni di ministero era mia guida spirituale e spesso ho partecipato alle celebrazioni della Parola che si tenevano al sabato a Monteveglio con una grande comunità di preghiera proveniente da tante parti della regione; in occasione della mia ordinazione diaconale ricordo che per ben una settimana intera predicò a due sole persone – io con un mio collega di Seminario – gli esercizi con un impegno e una serietà stupefacenti…

Ma soprattutto di lui desidero ricordare lo spirito profetico di cui era animato: la Parola di Dio era talmente da lui accolta in pienezza che era impossibile non percepire la attualità di quella Parola nella vita personale nella vita della Chiesa e del mondo. I suoi giudizi – chiari e spesso taglienti – mi hanno sempre accompagnato e ho potuto davvero confermare che don Giuseppe sempre vedeva in anticipo di molto tempo – anche decenni – quello che poi si manifestava essere il disegno di Dio nella storia, Il rimpianto che certo dovremmo avere è quello di non aver colto al momento opportuno la profondità e l’attualità di molti giudizi: il tempo ha sempre confermato la giustezza di quelle proposte e di quella visione. Certo molte pagine negative della nostra storia sarebbero state diverse se avessimo ascoltato e seguito quelle indicazioni: a Bologna e ovunque avremmo potuto evitare tanti errori e amarezze di cui poi tutti abbiamo dovuto pentirci…

Indico solamente alcuni temi che don Giuseppe mi ha insegnato: la centralità della Parola e della Eucaristia, l’amore per la Chiesa locale intorno al vescovo, il primato della evangelizzazione per il nostro tempo, l’insegnamento del Concilio per la riforma della Chiesa, la necessità di formare laici (e preti) maturi per operare con sapienza nella storia. La figura di Papa Giovanni XXIII a questo scopo era centrale per questa visione profetica… Anche oggi – io penso – dovremmo tutti attingere a questa ricchezza esemplare…