Pierpaolo Ridolfi

Pierpaolo Ridolfi ricorda l’influsso di Dossetti in diocesi di Bologna a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, a servizio del Concilio.


Giuseppe Dossetti


Non l’ho conosciuto personalmente, e non sono stato un suo “fan”. Ho assistito a qualche sua “lezione” e leggevo le sue lezioni sul Concilio e altri argomenti che la parrocchia degli Alemanni ciclostilava e distribuiva. Lo trovavo puntuale, acuto e innovativo.

Si era alla fine degli anni ‘60 inizio ‘70 e i temi allora più approfonditi e che hanno impostato la mia formazione riguardavano la Parola di Dio e la sua fondamentale importanza; la liturgia vissuta e partecipata con poco rubricismo; la Chiesa Popolo di Dio, popolo sacerdotale, profetico, regale fondato sul battesimo. Erano gli argomenti del Concilio che, sulla scia aperta da Dossetti o formatisi alla sua sensibilità, “esperti” teologi affrontavano e “seminavano” nei molteplici incontri che si facevano in vari luoghi della diocesi.

Anni belli non tanto perché si era giovani, ma perché certi argomenti aprivano prospettive, creavano un appartenenza alla Chiesa non solo di tipo discente, ma anche creativa e costruttiva. Circolavano idee e speranze e si respirava un’aria di libertà condizione fondamentale dei figli di Dio: “il nostro tempo di cui il Concilio si fa interprete e guida, reclama libertà, … minori inibizioni interiori. Sarà ridotta la disciplina formale, abolita ogni arbitraria intolleranza, ogni assolutismo, … temperato l’esercizio dell’autorità, promosso il senso di quella libertà cristiana che tanto interessò la prima generazione cristiana …” (Paolo VI, 9 luglio 1969)

[Pierpaolo Ridolfi]